MEDICINA TERRITORIALE, ASSISTENZA SANITARIA A DOMICILIO, TELEMEDICINA E INERMIERE DI FAMIGLIA

La pandemia da Covid-19, più di ogni altro evento, ci ha insegnato che per affrontare le nuove situazioni dobbiamo reinventarci sforzandoci di trovare nuove soluzioni per affrontare i cambiamenti che si presentano. Il virus ci ha infatti dato la possibilità di riflettere su alcuni punti di forza e di debolezza del nostro sistema sanitario.

L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SUL NOSTRO SISTEMA SANITARIO

L’impatto della pandemia sulla sanità è stato ingente, sotto diversi punti di vista. All’inizio si è verificata l’emergenza dei posti letto per i pazienti COVID e la ricerca di dispositivi medici che proteggessero gli operatori sanitari dall’infezione. Nei mesi successivi, si è sviluppata sempre più un altro tipo di emergenza: la gestione dei pazienti non-COVID. Infatti, nel tentativo di affrontare il virus, altre categorie di pazienti sono state messe in secondo piano, influenzando sia la continuità che la qualità dell’assistenza per i soggetti con patologie croniche.

COME GESTIRE I PAZIENTI “NON COVID”?

L’accesso alle cure, in questo periodo di pandemia, è un bisogno costante perché, spesso, non si trova neanche il supporto dello specialista per via di liste di attesa bloccate dal Covid. Non possiamo più permetterci di avere un’ospedalizzazione di ogni problema anche di piccola entità né infinite ore di attesa. La medicina territoriale, la cura domiciliare e la telemedicina sono così diventati i punti di riferimento centrali: la tecnologia si integra nella medicina territoriale, l’uso delle tecnologie telematiche nella medicina si rende sempre più necessario.

COS’È LA MEDICINA TERRITORIALE?

Per medicina territoriale s’intendono tutte quelle prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno finalità preventive e si presentano come alternativa all’ospedalizzazione. Questi servizi servono a evitare d’intasare gli ospedali per problemi futili e a garantire la continuità assistenziale per i pazienti dimessi dagli ospedali e che hanno patologie croniche, l’idea di base è di distribuire sul territorio le professionalità per avvicinarle fisicamente ai cittadini. 

L’INFERMIERE DI FAMIGLIA E DI COMUNITÀ

L’infermiere di famiglia, nel contesto di sviluppo della medicina territoriale, è una nuova figura professionale che migliorerà le prestazioni sanitarie garantendo una corretta integrazione tra ospedale e territorio, per seguire e monitorare costantemente i pazienti e ridurre gli accessi impropri (codice bianco) al Pronto Soccorso.

In tal modo, sarà possibile evitare, dove possibile, che il paziente abbia bisogno di un ricovero in una struttura. In definitiva, un altro grande passo verso una medicina territoriale sempre migliore.

CONCLUSIONI

Durante la pandemia, con l’obiettivo di limitare la diffusione del virus, gli accessi in ospedale e le visite ambulatoriali sono stati ridotti e limitati alle sole emergenze. Non possiamo però permetterci di far passare in secondo piano le problematiche “non covid”, col rischio di ritrovarci in futuro con pazienti cronici con malattie allo stato avanzato per mancanza di prevenzione. Per questo, è necessario puntare sulla medicina territoriale ed integrare e implementare nuovi servizi, come la telemedicina, che in molti ambiti hanno aiutato a mantenere un contatto con le persone assistite.

Fonti

insalutenews.it

quotidianosanità.it