Quando parliamo di pandemia da Covid-19 ci concentriamo sull’impatto sanitario, economico e sociale, che ha prodotto conseguenze di vaste proporzioni a livello globale. Il virus ha colpito quasi tutti i paesi del pianeta e, dati aggiornati al 25 giugno 2021, sono stati registrati 179.686.071 casi di COVID-19, con 3.899.172 decessi (fonte: World health organization). Ciò di cui non si parla, o si parla troppo poco, è l’impatto della pandemia sull’ambiente.

Delivery care, in quanto società Benefit e aderendo all’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, crede nella sensibilizzazione dei cittadini e delle comunità ad una maggiore responsabilità e attenzione alle questioni ambientali.

I PRIMI STUDI

In un primo momento, la pandemia ha avuto un effetto indiretto positivo sull’ambiente, grazie principalmente alle politiche di lockdown adottate dai governi a seguito dello scoppio della pandemia. In quei mesi, la quasi totalità delle persone è rimasta a casa riducendo significativamente l’impiego di veicoli e il traffico aereo in tutto il mondo, determinando così una notevole riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico e acustico, diminuendo i gas serra e migliorando notevolmente la qualità dell’aria.

LA PLASTICA CHE CI PROTEGGE, CHE CONSEGUENZE HA SULL’AMBIENTE?

Di contro però, la pandemia ha portato ad un forte aumento della domanda globale di dispositivi di protezione individuale (DPI), mascherine, guanti e salviette, che sono realizzati con molteplici fibre di plastica che rimane nell’ambiente per decenni, frammentandosi in sempre più piccole micro e nano plastiche.

Mascherine e guanti abbandonati vengono poi trasportati dai venti e finiscono in fiumi e torrenti che li portano in mare.

Tutto ciò, affiancato all’impegnata di acquisti online e servizi di asporto, che hanno sostituito la ristorazione e lo shopping classico, ha portato ad un aumento di rifiuti senza precedenti. Secondo i dati dell’indagine Beach litter di Legambiente del 12 maggio 2021, su una media di 783 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, l’84% è di plastica. In più di due spiagge su tre, circa sul 72% dei lidi monitorati, sono stati trovati anche guanti usa e getta, mascherine e altri oggetti sanitari riconducibili all’emergenza sanitaria Covid-19.

MENTRE PRODUCIAMO PLASTICA PER COMBATTERE UNA CRISI DI SALUTE PUBBLICA, POTREMMO CONTRIBUIRE A CREARNE UN’ALTRA

Possiamo concludere che il COVID-19 produrrà effetti indiretti sia positivi che negativi sull’ambiente, con portata differenziata per tempo e modalità di accumulazione e stabilità, che rendono complessa la valutazione, perché impatti minori sul breve periodo potrebbero essere più seri a lungo termine e viceversa. Gli impatti che la crisi pandemica potrà avere sull’ambiente si presentano di difficile risoluzione se non opportunamente gestiti e affrontati da subito.

Fonti

Legambiente indagine beach litter

Micron ecologia, scienza, conoscenza